INTERVISTA ESCLUSIVA  A GUIDO GUGLIELMINETTI

 

IN ESCLUSIVA PER IL RIMMELCLUB UNA PIACEVOLE ED INTERESSANTE INTERVISTA CON LA MENTE E L'ANIMA DELLA BAND DI FRANCESCO DE GREGORI: 

IL CAPOBANDA, GUIDO GUGLIELMINETTI


* Ciao Guido, benvenuto tra le righe del Rimmelclub. Tu oltre ad essere uno dei componenti storici della band di Francesco, sei anche il produttore di “Pezzi”, in cosa consiste l’attività del produttore? Di solito si pensa al produttore come quello che “caccia” i soldi.

G: Il produttore musicale credo si possa assimilare alla figura del regista nel cinema. Partendo dal presupposto che abbia tutta una serie di conoscenze tecnico/musicali che gli permettano di interagire con i musicisti e i tecnici, il produttore ha la responsabilità di realizzare il progetto così come concordato a priori con l’artista.

Scrivere le canzoni, suonarle, cantarle e realizzarle al meglio non è facile ! c’è il rischio o meglio la paura di non essere sufficientemente obiettivi, ecco perché un paio di orecchie in più, delle quali ci si possa fidare, sono importanti. A volte l’artista stesso tende a sottovalutare, quando non addirittura ad ignorare, le proprie potenzialità, il produttore in questo caso, deve individuare e quindi valorizzare queste potenzialità mettendo in atto, allo scopo, tutta una serie di strategie, che vanno dalla scelta degli strumenti che devono suonare cosa e quando, al tipo di suono che devono avere, all’equilibrio tra essi.

Di solito tutto questo parte con una riunione tra Francesco e me per determinare quale secondo entrambi dovrebbe essere la finalità del progetto, ad esempio nel caso di “amore nel pomeriggio” io manifestai il desiderio che dovesse essere un lavoro incentrato sulla valorizzazione della voce, volevo che ne uscisse un De Gregori non solo scrittore di bellissimi testi, ma anche cantante, quale lui poi in fondo è, quindi le nostre scelte successive furono finalizzate alla realizzazione di questo obiettivo. Fra l’altro va detto che quando uscì il disco, le prime recensioni parlarono proprio di questo, dimostrandoci che l’obiettivo fu raggiunto.

Devo dire che con questo gruppo di lavoro, Francesco in testa, fare il mio lavoro è una pacchia, perché siamo tutti perfettamente sintonizzati sulla stessa lunghezza d’onda, al punto che non serve quasi mai dire le cose, basta suonarle; io non devo fare altro che assemblare e coordinare tutte le idee.

Personalmente io credo inoltre che un “buon” produttore debba anche avere una buona dose di pazienza e di diplomazia, in quanto quando si realizza un disco, il livello di adrenalina è sempre piuttosto alto, quindi ci vuole qualcuno che non permetta che le acque si agitino troppo; ma so che questo non è condiviso da alcuni miei colleghi !

* In “Numeri da scaricare” si sente molto l’apporto del tuo basso, c’è qualche pezzo di quest’album dove vorresti poter intervenire di nuovo per farti sentire di più (o magari di meno)?

G: Essere produttore e bassista non è facile, perché a volte bisogna scontentare uno dei due, forse il bassista in questo disco avrebbe voluto fare di più, ma il produttore non glielo ha permesso perché ha ritenuto che quanto è stato fatto fosse giusto ed equilibrato, non troppo e non troppo poco, lo scopo era ottenere una solida base sulla quale si potessero muovere agevolmente la voce di Francesco e la chitarra di Paolo, e questo è stato raggiunto, perciò il bassista e il batterista hanno lavorato bene ! quindi che non rompessero i …. (pardon !)

* Una domanda  per gli amanti della tecnica. Quale strumentazioni utilizzi sul palco?

G: Questa volta ho deciso di tornare al 5 corde YAMAHA “Attitude”  che già utilizzai per “viaggi e miraggi” e quello ora userò dal vivo. Quest’anno inoltre uso un amplificatore “MARKBASS” (http://www.markbass.it) con testata HT 503 dotata di PRE valvolare e cassa con sei coni da dieci pollici.

                                                             

* Tu storicamente sei il bassista di Francesco De Gregori, ma il basso è stato il tuo primo amore o c’erano troppi chitarristi in giro e hai preferito “darti” al basso?

G:  Ho iniziato con la chitarra, che ancora uso ogni tanto, ma ho scoperto quasi subito di essere un “bassista”, soprattutto nel carattere.

* Nel settembre del 2004 hai messo in cantiere un progetto musicale che a quanto pare è stato anche molto gradito da chi ha avuto la fortuna di assistervi. Pensi di approfondire  l’idea?

G: Beh ! visti i risultati direi proprio di si.

* Mai pensato di proporti come autore/cantante?

G: Ci ho pensato tante volte e non mi sono mai ritenuto pronto, ora potrei anche esserlo, credo di avere la maturità giusta, ma non ne faccio il centro dei miei interessi, comunque lo farò anche se alla mia età forse fa un po’ sorridere, ma a me piace far sorridere !

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