Bambini venite parvulos

De Gregori

Nessun calcolo ha nessun senso, dentro a questa paralisi.
Gli elementi a disposizione, non consentono analisi.
E i professori dell'altro ieri, stanno affrettandosi a cambiare altare.
Hanno indossato le nuove maschere e ricominciano a respirare.
Bambini venite parvulos,
c'è un ancora da tirare,
issa dal nero del mare,
dal profondo del nero del mare.
Che nessun calcolo ha nessun senso,
e poi nessuno sa più contare!
Legalizzare la mafia, sarà la regola del duemila,
sarà il carisma di MastroLindo a organizzare la fila.
e non dovremo vedere niente, che non abbiamo veduto già.
Qualsiasi tipo di fallimento, ha bisogno della sua claque.
bambini venite parvulos,
c'è un applauso da fare al bau bau.
Si avvicina sorridendo,
l'arrotino col suo Know-how.
Venuto a vendere perline,
e a regalare crack!
Sabbia sulle autostrade, ruggine sulle unghie,
limature di ferro negli occhi, terra sulle nostre lingue.
Avrei voluto baciarti amore, ancora un poco prima di andare via,
prima di essere scaraventato in questo tipo di pornografia.
Bambini venite parvulos,
vale un occhio il vostro cuore,
mille dollari i vostri occhi,
i vostri occhi, senza dolore.
Bambini venite parvulos,
sangue sotto al sole!

Miramare

De Gregori

Recuperarono le reti i pescatori, piene di spazzatura,
ed umiliati si ritirarono, alla montagna dal mare, alla montagna dal mare.
E avvicinarono la fiamma alla foresta, fino a vederla bruciare.
Così ho visto altri uomini fare e fare cenno di tacere,
fino a vederla bruciare.
Ma io si che mi sono tuffato, in un campo di pallone,
da un palo all'altro ho volato, per afferrare un pallone,
e le ginocchia di rosso ho colorato.
E quanto al mio povero nome, in quali alberghi l'ho lasciato
e quante notti l'ho sentito chiamare.
Prima ancora che il vento cominciasse a soffiare,
prima ancora che il vento cominciasse a soffiare.
Recuperavano le reti i pescatori e si sentiva cantare un canto,
ma erano acqua le parole, ed era triste quel canto.
E ritornavano dal centro della terra
ed io così ho sognato di loro,
portatori di luce ed inventori
e cercatori d'oro..
Ma io si che mi sono lanciato, da un punto all'altro di un amore.
Più di una volta ho volato, per inseguire un amore,
e le mie notti di bianco ho colorato.
E quanto al mio povero cuore, in quanti alberghi l'ho portato,
e quante notti l'ho sentito gridare.
prima ancora che il vento cominciasse a soffiare,
prima ancora che il vento cominciasse a soffiare,
recuperarono le reti i pescatori, dal profondo del mare.

Dr. Dobermann

De Gregori

La tua casa sta in collina, Dr. dobermann,
sei milioni a metro quadro.
E tua moglie vive come una regina,
anche se vi vedete di rado.
Lei va a letto quasi sempre di mattina,
che tu ti sei già alzato.
Qual è il prezzo, qual è il prezzo Dr. Dobermann,
il prezzo che va pagato.
Per le cose che ti secca fare in pubblico,
ma ti rendono bene in privato.
Tanti soldi e poche tasse,
e non c'è scandalo,
non è nemmeno peccato.
E' la vita il tuo mestiere, Dr. Dobermann,
il tuo mestiere di mago.
La tua tana sta in collina, Dr. Dobermann,
sei milioni al metro quadro.
E tua moglie sembra proprio una regina,
però è la moglie di un ladro.
Se sei buono andrai all'inferno, Dr. Dobermann,
ti stanno già ad aspettare.
C'è il tuo nome sull'elenco, puoi scommetterci
prova a bussare.

Cose

De Gregori

E' come il giorno che cammina, come la notte che si avvicina,
come due occhi che stanno a guardare
da dietro a una tenda e non si fanno notare.
E' come un albero nel deserto, come un trucco non ancora scoperto,
come una cosa che era meglio non fare,
come il cadavere di una stella, sulla schiuma del mare.
E' fulmine, è grandine, è polvere è siccità,
Acqua che rompe l'argine e lascia una riga nera al primo piano di una città.
C'è qualcuno che bussa, baby
aspettavi qualcuno?
Ho guardato di fuori baby
e non ho visto nessuno!
C'è qualcuno che bussa, baby
e muove la coda.
c'è qualcosa che passa,
in questa stanza vuota.
Come una sagoma sul pavimento, come sabbia sotto al cemento,
come una magra malattia, come il passato in una fotografia.
Come una terra che diventa straniera, come il mattino che diventa sera,
sera di un giorno di festa e di pioggia,
che diventa tempesta.
Come un lungo saluto, come un sorriso che dura un minuto,
come uno sguardo buttato al futuro, come un'occhiata al di là del muro.
E' venuto qualcuno, baby
che non si è presentato.
E' venuto lo stesso, baby
ma non era invitato.
e' venuto qualcuno, baby,
che ci guarda e sta zitto.
E c'è qualcosa che cambia,
sotto a questo soffitto.
E' come il giorno che cammina,
anzi è la notte che si trascina.
Come una nuvola sulla coscienza, come l'apocalisse in un racconto di fantascienza.
Come dal nocciolo di un'esplosione, come dal chiuso di una nazione,
come dal coro di una cattedrale o dalla tana di un animale.
Come dal buco di una chiave, come dal ponte di un'astronave.
Come io e te che stiamo a guardare, tutte queste cose...
...passare!
C'è qualcuno che bussa, baby
aspettavi qualcuno?
Ho guardato nel buio, baby
e non ho visto nessuno.
troppe volte zero, baby
non vuol dire uno.
C'è qualcosa che brucia,
in tutto questo fumo.

Pentathlon

De Gregori

Puoi sudare sette camicie,
puoi stare fermo a non fare niente,
Puoi nasconderti fra quattro mura,
puoi nasconderti fra la gente.
Puoi dirigere una grande azienda,
o farti portare al guinzaglio.
Puoi morire per una scommessa,
puoi vivere per uno sbaglio.
il nodo della questione lo sai qual è?
Non cerchiamone una ragione, una ragione non c'è.
Tu non mi piaci nemmeno un poco,
e grazie al cielo, io non piaccio a te.
Ti puoi vestire come dice la moda,
e andare a spasso con chi vuoi.
ti puoi inventare una doppia vita,
per nascondere gli affari tuoi.
Puoi buttarti sotto al treno,
oppure puoi saltarci sopra.
e puoi rubare per quarant'anni
e fare in modo che nessuno lo scopra.
Il problema rimane identico,
il risultato lo sai qual è?
Non c'è niente da recriminare,
va tutto bene, così com'è.
tu non mi piaci in nessun modo
e grazie al cielo, io non piaccio a te!
Vorrei dirtelo in un orecchio,
cosa puoi farci con quel sorriso,
con quel sorriso da passaporto,
sempre incollato sul viso.
Credi davvero, che ti potrà aiutare,
se una volta dovessi scegliere da che parte stare?
se una volta dovessi smettere di bluffare?
E la radio ci fa ballare,
ci manda musica da mangiare,
la sera scende come un'emergenza sulla città.
La notte promette bene,
piena di ossido e di sirene
è già pronto il domani, lo stanno consegnando già.
io sono nato ieri, lo sai senz'altro meglio di me.
i segreti per restare a galla, li conosci meglio di me
ed è per questo che non mi piaci
e grazie al cielo, io non piaccio a te.

300.000.000 di topi

De Gregori

Ci sono tipo tutti in giro, topi tutti intorno,
topi mattina e sera, topi mattina e giorno.
Sudici topi, lucidi, giocano a nascondino,
fanno tana nel tronco degli alberi, dentro al nostro giardino.
Ci sono topi sui tuoi capelli, dei lunghi topi chiari.
Topi sui tuoi capelli.
Ed io ti ho veduto salire, sopra un altare,
e dire una messa da topi, e per i topi pregare.
E cucire ho veduto, vestiti da sposa, per nozze di piombo.
E topi gridare e ballare, sulla cime del mondo.
Ci sono topi tutti intorno, topi in Via Frattina,
Traversavano la strada tranquillamente, alle undici di mattina.
Sterminate distese di topi, refrattarie ad ogni sterminio,
sorridevano dalle finestre, tutte d'oro e d'alluminio.
Erano i topi del magro cuore, seduti ad aspettare,
il nostro magro cuore.
Così ti ho veduto dividere e moltiplicare,
Con 300.000.000 milioni di topi, da calcolare.
E trascorrere ho visto fanciulle, con le guance di pesca,
e pescatori pescare, usare occhi, per esca.

Vento dal nulla

De Gregori

Passa la tramontana, sotto al ponte,
passa la tramontana, mi batte sulla fronte.
Passa la tramontana, mi picchia al petto,
passa la tramontana, si muore già di freddo.
Nessuno me lo sa spiegare da dove arriva,
quando passa la tramontana, non si respira.
Passa la tramontana, e canta una canzone,
dentro quella canzone, ci sta il tuo nome.
Dentro quella canzone, c'è un po' d'amore,
quando passa la tramontana, mi batte il cuore.
Nessuno me lo sa spiegare che cosa sia,
quando passa la tramontana se lo porta via.
Passa la tramontana, spazza la terra,
passa la tramontana, viene la guerra.
Si fermano le finestre si parla un po' più piano.
Quando passa la tramontana, ti prenderò la mano.
Quando passa la tramontana, sotto al ponte,
Non c'è una nuvola in tutto il cielo,
per tutto l'orizzonte.
Si chiudono le finestre, si accende la sirena.
Sarà di ali di passerotto, la nostra cena.
E insieme si farà la notte forse meno scura,
e leveremo dal fondo agli occhi un filo di paura.

Carne di pappagallo

De Gregori

Carne di pappagallo, non vogliamo mangiare più.
Signor Padrone, signor Padrone.
Quando il giallo di questo sole,
di questa fetta di melone.
Quando il giallo di questo sole, diventerà arancione.
Quando arriverà la sera, dietro ai tuoi tacchi di padrone.
Signor padrone, signor padrone,
non ne vogliamo mangiare più.
Signor padrone, signor padrone,
non ne vogliamo mangiare più.
Tutta la vita lasciata andare,
tutta la vita signor padrone,
dietro a queste traversine.
Da non vederne più la fine. ma non ancora la fine,
tutta la vita senza una destinazione.
Quando la rabbia e la preghiera,
diventeranno ragione.
Signor padrone, signor padrone,
non ne vogliamo mangiare più.
L'ho visto bene con i miei occhi,
venire giù dal cielo,
un angelo di metallo che pareva vero.
E una ragazza con un guinzaglio
e un collare d'argento,
e l'ho sentito con le mie orecchie,
contare fino a cento.
E allora signor padrone, non ne vogliamo mangiare più,
signor padrone, signor padrone,
non ne vogliamo mangiare più.
Carne di pappagallo, non vogliamo mangiare più,
signor padrone, signor padrone.
Quando il rosso di questo sole,
di questa scheggia di mattone.
Quando il rosso di questo sole,
diventerà marrone.
Quando il legno di questa foresta,
diventerà carbone.
Signor padrone, signor padrone,
non ne vogliamo mangiare più.
L'ho visto bene con i miei occhi,
scendere giù dal cielo,
ed esplodere senza suono, come se fosse vero.
E dividersi questa pianura,
fra stelle e scintille.
E l'ho sentita con le mie orecchie,
contare fino a mille.
E allora signor padrone, non ne vogliamo mangiare più.
Signor padrone , signor padrone,
non ne vogliamo mangiare più.

Lettera da un cosmodromo messicano

De Gregori

Il bosco piano, piano,
si riprende le case.
Sono immobili gli aeroplani,
negli aeroporti sotto la luna.
Ammutoliscono i cani,
per la groppa delle montagne.
Sono disperse le greggi,
abbandonati i pastori.
Io vivo fuori,
in questo cosmodromo messicano.
Tutto è forte e chiaro,
il cielo è un gigante,
la vita è un acquario,
la luce è immensa.

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