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Avevano parlato a lungo, di passione e spiritualità. E avevano toccato il fondo, della loro provvisorietà. Lei disse "Sta arrivando il giorno, chiudi la finestra, o il mattino ci scoprirà" E lui sentì crollare il mondo, sentì che il tempo gli remava contro. Schiacciò la testa sul cuscino, per non sentire il rumore di fondo della città. Una tempesta d'estate lascia sabbia e calore. E pezzi di conversazione nell'aria, e ancora, voglia d'amore. Lei chiese la parola d'ordine, il codice d'ingresso al suo dolore. Lui disse "Non adesso, ne abbiamo già discusso troppo spesso. Aiutami piuttosto a far presto, il mio volo, lo sai, partirà, fra poco più di due ore." Sentì suonare il telefono, nella stanza gelata. E si svegliò di colpo e capì, di averla solo sognata. Si domandò con chi fosse e pensò, "E' acqua passata" E smise di cercare risposte, sentì che arrivava la tosse, si alzò per aprire le imposte, ma fuori la notte sembrava, appena iniziata. Due buoni compagni di viaggio, non dovrebbero lasciarsi mai. Potranno scegliere imbarchi diversi, saranno sempre due marinai. Lei disse misteriosamente "Sarà sempre tardi per me, quando ritornerai" E lui buttò un soldino nel mare, lei lo guardò galleggiare. Si dissero "ciao" per le scale, e la luce dell'alba da fuori sembrò evaporare.
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Rosa che rosa non sei, rosa che spine non hai. Rosa che spine non temi, che piangi e che tremi, che vivi e che sai. Rosa che non mi appartieni, che sfiori e che vieni, che vieni e che vai. Rosa che rose non vuoi, rosa che sonno non hai. Rosa di tutta la notte, che tutta la notte, non basterà mai. Rosa che non mi convieni, che prendi e che tieni, che prendi e che dai. Rosa che dormi al mattino, e venirti vicino non oso. Rosa che insegni il cammino alla sposa e allo sposo. ...rosa d'amore padrona, punisci e perdona, non chiuderti mai. Rosa d'amore signora, digiuna e divora non perdermi mai.
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Vivono di vera luce come stelle, come angeli in preghiera. Sono le giovani sentinelle, di questa lunga sera. Hanno lo sguardo feroce ed innocente, l'aria dura dei criminali. Vivono in questo estremo Occidente, sogni marginali. Oppure chiusi dentro un'automobile, fanno buchi nella notte. Fino a vederla passare e scoppiare, nelle braccia rotte. Alcuni hanno una musica nella testa, ma non gli piacciono le parole. Tutta la vita una musica in testa, in cerca d'autore. E tutti hanno, tutti hanno, tutti hanno un cuore... Il coprifuoco comincia ogni giorno più presto, e le misure sono eccezionali. Riconosciamo gli amici in un verbale d'arresto, o dalle impronte digitali. Ma non lo scrivono nei libri di testo, e non lo mettono sui giornali. Questo presente ogni giorno lo stesso, queste notizie tutte uguali. E poi li vedi, prima ancora dell'alba, gente che viene da fuori. Scavano tra la terra e i rifiuti, per chissà quali tesori. Nella spazzatura del mondo, uomini senza nome, cercano un pezzo di specchio da vendere, o un riflesso del sole. E tutti hanno.....tutti hanno.... Tutti hanno un cuore.
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Un guanto precipitò, da una mano desiderata. A toccare il pavimento del mondo in una pista affollata. Un gentiluomo, un infedele, lo seguì con lo sguardo, a stava quasi per raggiungerlo, ma già troppo in ritardo. E stava quasi per raggiungerlo, ma troppo in ritardo. Era scomparsa quella mano, e tutta la compagnia, e chissà se era mai esistita. Era scomparsa quella mano, e restava la compagnia, e il guanto e la sua padrona, scivolavano via, e il guanto e la sua signora, pattinavano via. Sotto un albero senza fiori, si struggeva l'amore amato. Il guanto era a pochi passi, irraggiungibile e consumato. In quella grande tempesta d'erba, non era estate né primavera, e non sembrava nemmeno autunno, però l'inverno non esisteva. Quando un uomo da una piccola barca, con un mezzo marinaio, vide qualcosa biancheggiare. Un uomo da una piccola barca, sporgendosi sul mare, era il guanto che rischiava di annegare, era il guanto che rischiava di affondare. Fu un trionfo di conchiglie, un omaggio di fiori, per il guanto restituito alla banalità dei cuori. A una spiaggia senza sabbia a una passione intravista, a una gabbia senza chiave ad una vita senza vista. A una gabbia senza chiave ad una vita senza vista. E intanto milioni di rose, rifluivano sul bagnasciuga, e chissà se si può capire, che milioni di rose non profumano mica, se non sono i tuoi fiori a fiorire, se i tuoi occhi non mi fanno più dormire. Era la notte di quel brutto giorno, i guanti erano sconfinati. Come l'incubo di un assassino, o i desideri dei condannati. Dietro al Guanto Maggiore, la Luna era crescente e piccoli guanti risalivano la corrente e piccoli guanti risalivano la corrente. fino al Capo dei Sogni e alla Riva del Letto, dell'innocente che dormiva, un mostro sconosciuto osservava non osservato, sopra a un tavolo il guanto incriminato, sopra al tavolo un guanto immacolato. Ed il guanto fu rapito in una notte d'inchiostro, da quel mistero chiamato amore, da quell'amore che sembrava un mostro. Inutilmente due nude mani, si protesero a trattenerlo, il guanto era già nascosto, dove nessuno può più vederlo. Il guanto era già lontano, quanto può più saperlo. Oltre la pista di pattinaggio e le passioni al dì di festa, e le onde di tutti i mari. E il trionfo nella tempesta e le rose nella schiuma, il guanto era volato, più alto della Luna, il guanto sera volato più leggero di una piuma. Oltre il luogo e l'azione e il tempo consentito e l'amore e le sue pene. il guanto si era già posato in quel quadro infinito dove Psiche e Cupido governano insieme, dove Psiche e Cupido sorridono insieme.
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Qualcuno avrebbe voluto occuparsi di Jazz, qualcuno l'avrebbe saputo perfino suonare quel Jazz, certamente non proprio benissimo, ma quel tanto che basta e che fa. Che si dica "Ha vissuto la vita sotto i colpi del jazz". Che si dica "Quell'uomo ha vissuto sotto i colpi del jazz". Qualcuno avrebbe dovuto tuffarsi nel jazz. Lontano dagli occhi del mondo, volendo in un'altra città. Altri portici ed altri portoni dove anche il buio è diverso da qua e perfino l'amore è più bello a livello di jazz e la pioggia è più tiepida sotto l'ombrello del jazz. Fa' che duri il tempo, fa' che giri lento, fa' che scorra il pianto fa' che mi conosca e che mi riconosca quando mi vedrà. Cantando con gli occhi come solo lei sa, cantando e ballando al ritmo del jazz. Qualcuno avrebbe potuto sfumare nel jazz. Qualcuno l'avrebbe saputo perfino imparare quel jazz. Decifrare la nota incredibile di ogni singola tonalità, e buttarsi la vita alle spalle a tempo di jazz e buttarsi in un giro di valzer a tempo di jazz. Fa' che duri il tempo, fa' che giri lento, fa' che asciughi il pianto, fa' che mi conosca e che mi riconosca quando mi vedrà. cantando con gli occhi come solo lei sa, cantando e ballando al ritmo del jazz.
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Ecco l'agnello di Dio, chi toglie i peccati del mondo. Disse la ragazza slava venuta allo sprofondo Disse la ragazza africana sul Raccordo Anulare. Ecco l'agnello di Dio che viene a pascolare e scende dall'automobile per contrattare. Ecco l'agnello di Dio, all'uscita della scuola. Ha gli occhi come due monete, il sorriso come una tagliola. Ti dice che cosa ti costa, ti dice che cosa ti piace. Prima ancora della tua risposta ti da un segno di pace e intanto due poliziotti fanno finta di vedere. Oh, aiutami a fare come si può, prenditi tutto quello che ho. Insegnami le cose che ancora non so, non so dimmi quante maschere avrai e quante maschere avrò. Ecco l'agnello di Dio, vestito da soldato. Con le gambe fracassate, col naso insanguinato. Si nasconde dentro la terra, tra le mani ha la testa di un uomo. Ecco l'agnello di Dio, venuto a chiedere perdono. Si ferma ad annusare il vento, e nel vento sente odore di piombo. Percosso e benedetto, ai piedi di una montagna. Chiuso dentro una prigione, braccato per la campagna. Nascosto dentro a un treno, legato sopra un altare. Ecco l'agnello di Dio, che nessuno lo può salvare. perduto nel deserto, che nessuno lo può trovare. Ecco l'agnello di Dio, senza un posto dove stare. Ecco l'agnello di Dio, senza un posto dove andare. Ecco l'agnello di Dio, senza un posto dove stare. Oh, aiutami a stare dove si può e prenditi tutto quello che ho. Insegnami le cose che ancora non so, non so E dimmi quante maschere avrai, regalami i trucchi che fai. Insegnami ad andare dovunque sarai Sarò. E dimmi quante maschere avrò, se mi riconoscerai. Dovunque sarò, sarai.
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Se un mattino tu verrai, fino in cime alle montagne. Troverai una stella alpina, che è fiorita sul mio sangue. Per segnarla c'è una croce, che l'ha messa non lo so. Ma è lassù che dormo in pace e per sempre dormirò. Ma è lassù che dormo in pace e per sempre, dormirò. Tu raccogli quella stella, che sa tutto del tuo amore. Sarai l'unica a vederla, e a nasconderla sul cuore. Quando a sera sarai sola, non piangere perché. Nel ricordo vedrai ancora, tu e la stella insieme a me ... tu e la stella insieme a me.
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Non fu il coltello che tagliò, non fu la Luna, che tramontò, non fu la stella che schiarì la notte. La notte che arrivò e che s'illuminò. E non fu lei che disse "No" e non fu lui che disse E non fu lei che disse "No", e non fu lui che disse "No". Non fu la nuvola che passò, non fu la nuvola, che si fermò e congelò il vapore dell'estate, e le parole liberate, senza fretta. E non fu lei che disse "Aspetta" e non fu lui che disse. E non fu lei che disse "Aspetta" e non fu lui che disse "Aspetta". Che passi il segno della piena, su questo cuore e su questa schiena. E si addormentino gli amanti, all'ombra del vulcano. Possa bruciare sempre la tua mano, nella mia mano, e consumarsi il mio destino, col tuo destino. E questa pioggia ritorni vino, e questa cenere diventi vino. Non fu il coltello che tagliò, non fu la Luna, che si inabissò, non fu la stella che sparì, non fu la notte, quando si squagliò e non fu l'aurora. E non fu lei che disse "Ancora" e non fu lui che disse. E non fu lei che disse "Ancora" e non fu lui che disse. E non fu lei che disse "Ancora" e non fu lui che disse "Ora". Che passi il segno della piena, su questo cuore e su questa schiena. E si addormentino gli amanti, all'ombra del vulcano. Possa bruciare sempre la tua mano, nella mia mano, e consumarsi il mio destino, col tuo destino. E questa pioggia ritorni vino e questa cenere diventi vino.
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Prendi questa mano, Zingara
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Prendi questa mano, zingara dimmi pure che futuro avrò. Ora che il vento porta in giro le foglie e la pioggia fa fumare i falò. E c'è uno che dice "Guarda!", uno che dice "Dove?", Uno che dice "Chissà". E c'è acqua che è ferma, acqua che si muove, acqua che se ne va. Prendi questa mano, zingara, leggile fin che vuoi, leggila fino all'ultimo leggila come puoi. Prendi questa mano, zingara, dimmi ancora quanta vita ci va. Di quanti anni sarà fatto il tempo e il tempo cosa sembrerà. Saranno macchine o fili d'erba? Saranno numeri da ricordare, saranno barche da ridipingere, saranno alberi da piantare. Prendi questa mano, zingara raccontami il buoi com'è, la notte è lunga da attraversare, fammi spazio vicino a te. I tuoi occhi risplendono nel buio, la tua bocca e le tue dita ,.parlano. Il tuo anello rovesciato, si illumina. Alla luce dell'insegna dell'albergo di fronte i tuoi denti e la tua schiena brillano, mentre i tuoi sensi scintillano, nell'oscurità. ... Prendi questa mano, zingara, fammi posto vicino a te. La notte è lunga da attraversare fammi posto vicino a te. I tuoi occhi sorridono nell'ombra, le tue carte si aprono, le nostre mani si mischiano. E il presente e l'infinito, nel buio si confondono, mentre i tuoi sensi rispondono, nell'immensità.
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Ci vediamo domattina giù nel fosso, giù nel fosso. Ci vediamo domattina giù nel fosso, giù nel fosso. Nelle vene avrò una pista di vino rosso, di vino rosso. Nelle vene avrò un ruscello di vino rosso. Per vederci un po' più meglio in fondo al fosso, in fondo al fosso. Ci saranno Camomilla e Rosmarino in fondo al fosso, e Cicuta e Biancospino ed un fringuello e un pettirosso. A guardare il mio destino malandrino in fondo al fosso. Sette denti d'assassino e qualche osso, da lasciare dove stanno, stanno bene in fondo al fosso. Ci vediamo domattina sotto al ponte, sotto al ponte. Quando il fiume ha cancellato tutte quante le mie impronte. Sulla testa avrò un cappello di tre punte, di tre punte. Sulla testa avrò un cappello di tre punte, ed un occhio luminoso proprio al centro della fronte. Amore riconoscimi dal fondo della via, amore mio perdonami se me ne vado via. Amore mio salutami dal fondo della via, amore mio riguardami da questa brutta compagnia. Quando il fuoco avrà squagliato, avrà squagliato le mie scarpe, e la pioggia avrà lavato, avrà lavato le mie colpe. Non potrà più mozzicarmi né la cagna né la volpe, non potrà più farmi male né la vita né la morte. Né la morte col sorriso, né la vita colla falce. Né la morte col sorriso, né la vita colla falce. Amore riconoscimi dal fondo della via, amore mio perdonami che me ne vado via. Amore mio salutami dal fondo della via, amore mio riguardati da questa brutta compagnia. Amore riconoscimi dal fondo della via, amore mio perdonami dal fondo della via. Amore mio salutami dal fondo della via, amore mio perdonami per questa brutta compagnia.
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Lo vedi tu com'è, bisogna fare e disfare. Continuamente e malamente e con amore, battere e levare. Stasera guardo questa strada e non lo so, dove mi tocca andare. Lo vedi, siamo come cani senza collare. Lo vedi tu com'è, è prendere e lasciare. Inutilmente e crudelmente e per amore, battere e levare. Ma non lo vedi come passa il tempo? Come ci fa cambiare? E noi che siamo come cani, senza padroni. So che tu lo sai, perfettamente, come ti devi comportare. Abbiamo avuto tempo sufficiente, per imparare. E poi lo sai che non vuol dire niente, dimenticare. E tu lo sai che io lo so, e quello che non so, lo so cantare. Lo vedi tu com'è, come si deve fare. Precisamente e solamente Battere e levare. Vedo cadere questa stella e non so più, cosa desiderare. Lo vedi siamo come cani di fronte al mare.
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