Intervista con
Gabriele Ferraris e Simonetta
SIMONETTA: Francesco De
Gregori, eccolo, ospite a Radioverde Rai, che ha chiesto di potersi scaldare la
voce prima del concerto di questa sera a Roma al PalaEur….
SIMONETTA: Non ce n’era bisogno… Francesco, si è scaldato il pianoforte! Poi, quando te ne sarai andato provo a suonarlo e vediamo se lo suono bene come te…
DE GREGORI: Sei molto
buona, Questa frase sulla mia abilità pianistica è molto benevola. Grazie.
SIMONETTA: Io non
lo suono assolutamente, quindi può darsi che magari possa usufruire di questi
influssi positivi che sono rimasti attaccati ai tasti. Io me lo auguro. Allora,
Francesco, mi fa piacere trovarti, ci vedremo nel corso dei tuoi concerti
perchè verremo noi a vederti. Ed è venuto a vederti e trovarci anche Gabriele
Ferraris de La Stampa.
FERRARIS: Ben
trovati tutti.
SIMONETTA: Grazie
per essere venuto.
DE GREGORI: Grazie Gabriele.
SIMONETTA:
Direttamente da fuori o saresti direttamente venuto al concerto?
FERRARIS: No, no. Io
sono venuto per Francesco, con questo appuntamento con lui, perché mi faceva
piacere. Per me è un piacere vedere Francesco, c’era l’occasione per fare
quattro chiacchiere, anche se davanti al microfono, e non mi sono lasciato
sfuggire l’occasione.
SIMONETTA: Anzi a
maggior ragione davanti a un microfono, così tutta l’Italia ascolta,
perché l’Italia è curiosa di sapere
cosa si dicono un cantante e un giornalista. Ecco, cosa si dicono un cantante e
un giornalista?
FERRARIS: In questo
caso, purtroppo, non sono la persona più adatta per rispondere perché io e
Francesco, di solito, quando ci incontriamo, ci diciamo delle cose molto
carine, se mi passi questo termine ……..un po’ ….del nuovo cinema italiano. Invece,
di solito, i cantanti e giornalisti, in linea di massima, hanno un rapporto un
po’ più difficile e non so a quali motivi è dovuto. Forse Francesco potrebbe
avere una sua teoria.
SIMONETTA: Ce l’ha
questa teoria Francesco?
DE GREGORI: No… io
credo che ci siano degli equivoci nel rapporto fra la stampa, fra i critici e
gli oggetti della critica, no? Perché le critiche sono sempre, in qualche modo,
scomode. Se sono belle fanno piacere. A volte non lo possono essere, non lo
devono essere, e quindi dispiacciono. Ecco, io a volte ho come percepito la
senzazione - direi che sono quasi sicuro di questo – che basta il rifiuto di un
De Gregori o di un altro a concedere un’intervista che poi questa cosa viene
pagata anche pesantemente. Cioè, tu mi dai un’intervista e io ti faccio una
bella recensione del concerto; tu non mi dai l’intervista o al concerto non
vengo proprio oppure ti faccio due colonne e basta; oppure dico addirittura che
è stato brutto. E’ vero o no? E’ un po’ un vizio?
FERRARIS: Mah…
DE GREGORI: Però io
ora bypasserei questa discussione perché non me ne frega niente, non so se… Ho
avuto modo di dirlo l’altro giorno, quando abbiamo parlato ieri con Castaldo de
La Repubblica: in realtà, il referente dei giornalisti e dei critici è il
lettore dei giornali. Invece la mia utenza – usiamo questo brutto termine –, le
persone alle quali io parlo sono il mio pubblico, non c’è un rapporto diretto
fra me e te in questo momento, se non perché ci stiamo parlando. Quello che tu
scrivi non riguarda me e quello che io canto non riguarda te.
SIMONETTA: Può
essere un filtro tra il cantante e il pubblico, no?
DE GREGORI: Può
essere un’indicazione, però è uno dei tanti, la radio è un altro filtro, la
televisione è un altro filtro. Per esempio, io ho avuto dei grossi problemi nel
momento in cui ho cominciato a fare di più la televisione. Allora molti
giornalisti della carta stampata se la sono presa a male, come dire: “prima De
Gregori non faceva televisione e quindi aveva soltanto con noi un rapporto …
usciva un suo disco e doveva venire per forza da noi, adesso va a Vota la voce,
a Fantastico”. A Sanremo no, dove altro posso andare? Ah, a Notte Rock! Ci sono
state, secondo me, delle intemperanze di questo tipo, però io ci metterei una
pietra sopra a queste cose.
FERRARIS: Certo,
perché mi sembra anche che il giornalista
dovrebbe fare il suo dovere con onestà così come il cantautore, e se
qualcuno sbaglia nel caso come nell’altro è colpa sua e quindi certamente non
possiamo criminalizzare un’intera categoria. Invece sono molto contento di
essere qua con Francesco anche perchè vorrei parlare anche di musica, di questo
suo ultimo album “Il bandito e il campione”. Ovviamente se ne è parlato in
questi giorni, però ho qualche piccola curiosità e vorrei approfittare di Francesco
per chiedere lumi. Vorrei chiedergli, per esempio….
SIMONETTA: Scusa,
ne approfitteremo fra una ventina di secondi…
DE GREGORI: Noi ne
approfittiamo per un brindisi.
SIMONETTA: Si può
brindare al concerto di questa sera o non porta bene?
DE GREGORI: Ma secondo me porta sempre bene fare un brindisi.
Comunque brinderei a questo ultimo incontro conclusivo dei nostri pomeriggi a
Radio Verde Rai.
GENERALE
SIMONETTA: Siamo in diretta da RadioverdeRai, c’è Francesco
De Gregori per l’ultimo giorno in nostra compagnia, lo ritroverete in concerto
in giro per l’Italia, anche se per poche date, una stasera a Roma al Palaeur,
una domani sera a Bologna alla festa dell’Unità, il 13 sarai a Torino al
Palasport, il 14 sarai a Perola Nuova vicino a Brescia, in piazza.
DE GREGORI: In
piazza? Io non lo sapevo, lo dici tu… sono contento.
SIMONETTA: Lo dico
io, l’appuntamento è in piazza. E c’è anche Gabriele Ferraris de La Stampa,
ospite per quest’ultima giornata.
FERRARIS: E c’è
anche Generale che sta andando…. e che andrà nella cover di Vasco Rossi ….
DE GREGORI: Ho letto oggi sul giornale che Vasco dice questa
cosa.
SIMONETTA: Ma va?
Dice questa cosa? Dice che vuole fare la cover di Generale?
DE GREGORI: Sì, ma
questo me l’aveva già detto una volta, è una canzone che gli piace. E perché
no? Secondo me è giusto cantarsi un po’ le cose degli altri, no? E’ un
repertorio comune, una specie di filone aurifero … non lo so, un filone che
appartiene a tutti. D’altra parte noi italiani siamo un popolo di cantanti e quindi
uno, se non è un professionista, canticchia, no?
SIMONETTA: Sotto la
doccia, in bagno, di nascosto se è stonato.
DE GREGORI: Al
karaoke..
SIMONETTA: Come ti
metti col karaoke tu?
DE GREGORI: Non so,
io ho detto una cosa l’altra sera. Eravamo a Vota la voce con Ferraris con cui
parlavo e bevevo…
SIMONETTA: E anche
adesso si fa la stessa cosa…
DE GREGORI: Lui mi ha
detto che Fiorello è un bravo cantante. Io ci ho pensato un attimo su e ho
detto “Sì, sì, sicuramente. Tecnicamente è bravo, però non è questo il suo
valore. Secondo me il valore di Fiorello è un esempio di avanspettacolo
contemporaneo”. Poi oggi ho riletto questa cosa che tu hai portato. Non so se
lui si arrabbia per questa cosa, perché in realtà io per avanspettacolo intendo
una forma d’arte sofisticata tutto sommato, molto colta. L’avanspettacolo è
Nino Taranto, Totò, Alberto Sordi, ecco. Io intendevo in quel senso lì. Oggi
manca l’avanspettacolo, non c’è perchè è stato sostituito dalla televisione.
Fiorello invece, andando nelle piazze e creando questa kermesse, tutto sommato
sostituisce quello che una volta era la compagnia itinerante, le Wande Osiris,
Polvere di stelle….
FERRARIS: Nel karaoke, in fondo, c’è anche un’altra
componente dell’avanspettacolo che era quella dell’interattività tra il palco e
il pubblico.
DE GREGORI: Certo, la
partecipazione del pubblico con lo spettacolo.
SIMONETTA:
Interattività è un termine che oggi fa molto ….
FERRARIS: Sì, allora
si diceva “a ridateci li soldi”
DE GREGORI: Sì,
oppure nel film di Fellini “Roma”: tirare il gatto morto al comico che non
piaceva.
FERRARIS: Fellini è
una delle tue grandi passioni. Prima di venire qua leggevo quel bellissimo
intervento che hai scritto per il libro che è stato .…
DE GREGORI:
Sull’Oscar di Fellini? Sì, si. Fellini è stato per me…… per tanti di noi, non solo per me …….
SIMONETTA: Me
l’avete tirata dai capelli allora. A proposito di questa tua bellissima
introduzione, di questo tuo intervento insieme ad altri interventi illustri, mi
è piaciuto molto leggerlo e dici una cosa a proposito della poca premeditazione
nella scelta del mestiere di regista di Fellini; ed è una cosa che ho trovato
anche nelle canzoni che tu dici per questo nuovo 33 giri, cioè che si sono
scelte da sole. In effetti anche qui c’è un concetto di poca premeditazione.
DE GREGORI: Ah,
assolutamente. Certo! Sì, perché io c’ho questo archivio di cose registrate,
alcune sono vecchissime. Ho pescato lì dentro, ho pescato soprattutto dai
concerti che ho fatto nell’ultimo anno, però certe cose le ho prese da altre
parti o se non le ho prese le prenderò. Ho una specie di calderone, una specie
di magazzino, di cantina, in cui ho tutte queste cose.
SIMONETTA: Quindi la scelta del tuo mestiere è stata
premeditazione o ti ha scelto lui?
DE GREGORI: Direi che
mi ha scelto lui, assolutamente. Anzi, io fino a un certo punto ho veramente
creduto che non sarebbe mai stato il mio mestiere. Però quando ho visto che mi
guadagnavo da vivere sarebbe stato stupido smettere.
In certi momenti, anche dopo aver deciso che era il mio
mestiere, avrei voluto smettere. E’ successo un paio di volte. Non ti dico
quando. E’ successo un paio di volte, però dopo non riuscivo a fare nient’altro
insomma; e quindi, sai, vai a cantare, no?
SIMONETTA:
Gabrielle Ferraris, invece abbiamo interrotto un discorso che stavi
iniziando….
FERRARIS: Ah, quello
sugli arrangiamenti? Sì, in effetti De Gregori, in questo album “Il bandito e
il campione”, in fondo, ha un po’ negato certe cose che aveva detto. Per
esempio lui aveva detto di Alice che non si sarebbe sentito di rifarla perché……
invece ha avuto, diciamo, il coraggio o la voglia o l’allegria di prendere
questa canzone e rimetterla in discussione con un risultato anche interessante,
anche nuovo. In fondo hai dato a questi giovani che ti conoscono adesso una
nuova canzone usando una canzone che è entrata nella storia della musica
italiana.
DE GREGORI: Sì, si.
Io mi ricordo che avevo scritto questa cosa, che Alice non sopportava gli
arrangiamenti, però il fatto di averlo scritto, di averlo pensato, di averlo
razionalizzato, di averlo detto a me stesso in maniera così chiara è come se mi
avesse levato un blocco. E allora ho detto “Va bè, perché non si può fare? Sarà
diversa”. Io mi rendo conto che la gente, però, si affeziona alle cose vecchie
ed ha perfettamente ragione. Cioè Alice è una canzone intoccabile in quel
senso, ci sono dei passaggi vocali, degli archi, la voce che avevo io quando
avevo vent’anni e che oggi non ho più (sarà diversa, non so se peggiore o
migliore, non me ne frega niente). Però è chiaro che nella memoria delle
persone, degli ascoltatori, questa cosa è insostituibile, non può essere
sostituita. Però per me sarebbe terribile rimanere inchiodato in quella cosa
perché per me Alice, come altre canzoni, è una canzone che vive ancora adesso e
quindi la “devo” rifare, la “devo” cantare, se no non mi diverto.
FERRARIS: E’ stato
un po’ come ritrovare un vecchio amore?
DE GREGORI: E’ stato come continuare ad amare la stessa donna
per tanti anni.
FERRARIS: Tu pensi che è una cosa facile amare la stessa
donna per tanti anni?
DE GREGORI: Dipende
dalla donna.
FERRARIS: Questa è
una domanda alla Marzullo.
DE GREGORI: Anche la
risposta forse, però è l’unica che mi sentivo di dare. Dipende dalla donna,
dipende dalla canzone. Alice è una canzone facile da amare anche per vent’anni
di seguito.
ALICE
SIMONETTA: Alice. Ho interrotto una conversazione. Da
quando non vi vedevate, dall’altra sera?
FERRARIS: Noi quando ci vediamo siamo sempre molto
chiacchieroni.
SIMONETTA: C’è veramente questo tipo di rapporto molto
intenso. Vi conoscete da molti anni?
DE GREGORI: Non tanto, ho molta stima di Gabriele Ferraris, è
un giornalista stravagante, ogni tanto va a toccare dei punti nodali della
musica leggera italiana dando fastidio, ogni tanto si imbizzarisce, ogni tanto
si tranquillizza, però lo amo di meno. E poi… posso dare dei voti a un
giornalista io? No! Mai!!
FERRARIS: Come, i giornalisti danno i voti ai cantautori e
non possono fare i cantautori viceversa? Mi sembrerebbe divertente.
DE GREGORI: Non possono.
FERRARIS: Perché no?
SIMONETTA: Sarebbe divertente ma in questo momento non
possiamo farlo perché l’unico presente è Ferraris e quindi non sarebbe
corretto.
DE GREGORI: Gli diamo sette a Ferraris!
SIMONETTA: Io faccio a Francesco De Gregori la stessa
domanda ai colleghi che hanno preceduto nei giorni passati Gabriele Ferraris. A
loro chiedevo se avessero mai scritto qualcosa di poco positivo o di poco
carino nei tuoi confronti, se fossero mai stati discordi rispetto a qualcosa
che tu avevi fatto. A te invece chiedo se c’è qualcosa che Gabriele Ferraris ha
scritto su di te che non ti è piaciuto, che non ti ha fatto completamente
piacere.
DE GREGORI: No, adesso no…. dai! Non è vero! Intanto direi
che è normale e fisiologico che uno che pubblica delle cose non sia d’accorco
con chi le critica, se no ci sarebbe veramente il Grande fratello. E’ chiaro
che tutti i giornalisti svolgono una funzione di critica e, ragionavolmente,
trovano delle cose che non vanno bene. Mah.. non lo so, l’ultima cosa forse su
questo disco dal vivo, mi pare ci sia stata una forzatura, forse nel titolo,
forse mi confondo….forse sul fatto che io ne avevo fatti troppi.
FERRARIS: Ma no, anzi, siamo usciti proprio per…. in pratica
abbiamo dato come notizia la polemica che era nata sul fatto che taluni avevano
accusato De Gregori di aver fatto troppi dischi dal vivo.
DE GREGORI: Ecco, questa a me pare una cosa strana, che poi è
il mio mestiere fare dischi. Quindi, alla fine, se io ne voglio fare anche
venti in un mese, chiaramente il pubblico è libero e legittimato a tirarmeli
appresso. Però è strano che un giornalista musicale, invece di occuparsi del
contentuto del disco, cioè di fare un paragone, per esempio la versione di
Buonanotte fiorellino del ’75 e quella del ’93, si preoccupi d contare quanti
dischi dal vivo faccio facendo un po’ intendere che è un po’ un tentativo di forzare il mercato, un
tentativo di guadagnare più soldi… ecco, questo secondo me una cosa che
travalica un po’ i compiti della critica musicale, è una specie di attacco
personale e questo mi dà, legittimamente, un po’ fastidio. Però sono sempre i
lettori e gli ascoltatori che giudicano.
FERRARIS: Noi ci eravamo limitati a riportare il fatto e non
a prendere posizioni su questa polemica, però…
DE GREGORI: Sì, ma infatti…. come diceva Manzoni: “Troncare e
sopire!”.
FERRARIS: Però mi sembra interessante questo tema dei dischi
dal vivo perché in un momento che Francesco, come molti altri cantautori
italiani, esce con un disco dal vivo. Probabilmente c’è un bisogno, da parte
degli autori più importanti della nostra canzone, di andare dal vivo. Un tempo
questo non accadeva, il cantautore raramente faceva dischi dal vivo. Invece, in
questo periodo siete stati tu e molti colleghi ad averlo fatto.
DE GREGORI: Ecco, però, volevo dire che è leggittimo. Un anno
fa ho fatto uscire un disco dal vivo invece di canzoni inedite che ha avuto un
significato molto importante. E’ piaciuto, cose nuove, strane, che sono entrate
nella testa della gente, Quindi non è un modo di sopperire ad una creatività
zoppicante fare un disco dal vivo. A volte sono stato tre anni senza fare
uscire nulla. Se invece adesso lo faccio è perché ho un’urgenza mia di farlo.
Ecco, io pretendo – posso dirlo? – pretendo di essere credibile in questo, ho
una storia alle spalle che, come dire, è al di sopra di questo tipo di
sospetto.
FERRARIS: Ma infatti come hai fatto tu o molti altri tuoi
colleghi, il discorso del disco dal vivo mi sembra che sia invece una vostra
esigenza di avere un rapporto di presentarvi all’ascoltatore in una veste meno
consueta, forse dare una cronaca in diretta di quello che sta accadendo nelle
vostre teste, nella vostra……
DE GREGORI: Ma forse è il momento più vanitoso per uno che fa
il mio mestiere. Realmente dico questo. Sentirsi cantare. In questo periodo mi
piace cantare e mi piace anche sentirmi cantare. Mi riascolto. Cosa che non
avevo mai fatto con tanta naturalezza, e quindi perché non fare riascoltare
anche alla gente?
SIMONETTA: Escono anche tante raccolte in questo periodo,
ci sono colleghi che pubblicano molte raccolte, non solo stranieri. Ecco, tutto
sommato, come si pone la critica, come si pone Ferraris rispetto a una cosa del
genere? Meglio un disco dal vivo?
FERRARIS: Mah, io mi pongo su qualsiasi disco nuovo, sia
esso una raccolta… esistono delle raccolte molto intelligenti e molto utili
anche perché si nota questo fatto. Stranamente (o forse non stranamente) gran
parte degli idoli dei ragazzi di oggi sono gli stessi che avevamo noi, che
abbiamo….. diciamo che siamo già dalla parte sbagliata dei 35 anni. Quindi vuol
dire che questi giovani…..
SIMONETTA: Scusa, c’è qualcuno che ha qualcosa da ridire su
questi 35 anni presentati in questo modo….
DE GREGORI: A 35 anni uno è giovanissimo, dai!
FERRARIS: Ma noi siamo già dalla parte sbagliata, diciamo
che siamo dalla parte giusta dei quaranta. Va bene….
DE GREGORI: Posso interromperti? Le raccolte sono una cosa
molto diversa perché le raccolte, di solito, le fanno le case discografiche.
Pescano dai fondi di magazzino o a volte, con maggiore intelligenza, creano un
prodotto in qualche modo nuovo e significativo, comunque sempre attingendo
sempre del materiale preesistente senza la collaborazione dell’artista. Il
disco dal vivo è un’opera d’arte, è un’opera dell’artista. La mia ex casa
discografica pubblica, ogni tanto, delle antologie senza nemmeno dirmelo. Io me
le trovo nei negozi, leggo su un giornale che è uscito un mio disco. Quella è
una raccolta.
Io non ne so nulla, gli danno addirittura il titolo, la
copertina… Sì, sì, è veramente così. Mentre invece un disco dal vivo è un altro
discorso, è un discorso in cui l’artista, il cantante, l’autore - chiamiamolo
come cavolo ci pare - ha il timone in mano, è rappresentativo dell’artista in
quel momento. La raccolta, la compilation, l’antologia è una documentazione
storica di un percorso ormai conclamato e viene così rimpacchettato per la
gioia dei consumatori, ma non c’è nulla di artistico dentro. Tranne che se
erano buone canzoni rimangono buone canzoni.
FERRARIS: A meno che sia un’antologia d’autore, cioè scelte
dall’artista stesso, se l’autore sceglie i brani allora diventa un lavoro….
DE GREGORI: Ecco, sì, ma spesso non è così. Nel mio caso non
è mai stato così.
SIMONETTA: Il timone in mano l’ha preso Gianni Grimaldi a
questo punto ci fa ascoltare una canzone da Il bandito e il campione.
VECCHI AMICI
SIMONETTA: Abbiamo ancora un pochino di minuti a
disposizione e Gabriele Ferraris voleva sviluppare un concetto che stava
nascendo qui a microfoni spenti perchè nel frattempo si continua a brindare e a
chiacchierare.
FERRARIS: No, il concetto che stavamo sviluppando era il
concetto che la nostra generazione ha conquistato i quindicenni e addirittura i
decenni che vanno ai suoi concerti e quindi vuol dire un messaggio che in fondo
continua a … in fondo una lezione che passa di padre in figlio. Tu hai fatto
delle canzoni che hanno dato delle linee in un certo senso. L’ultima è stata
Adelante! Adelante!, che è stata l’inno di eleganza, ops alleanza
democaratica…. Tu ti confermi cantautore politico, anche alla luce di queste
ultime cose che sono successe in Italia?
DE GREGORI: Io non mi confermo niente. E’ una canzone che
parla di questo Paese. Parlare di questo Paese oggi vuol dire comunque parlare
di politica. Anche fare un finto lapsus fra eleganza e alleanza democatrica
vuol dire fare politica. Allora vorrei sapere il tuo parere su Alleanza
democatrica e in quale modo ci sia la possibilità di giocare fra alleanza e
eleganza.
FERRARIS: Ma perché, vedi, il discorso fra alleanza ed
eleganza è un lapsus che gira molto negli ambienti giornalistici…
DE GREGORI: Eh, lo so. Siete dei giocherelloni!
FERRARIS: Dei
zuzzurelloni siamo.
DE GREGORI: L’ultima parola del vocabolario!
FERRARIS: In realtà la mia simpatia per Alleanza Democratica
è temperata soltanto dalla domanda se e quanto possa farcela, se ha un reale
seguito popolare perché, come spesso accade, con le buone idee è difficile
raggiungere una grande massa, e in democrazia è la massa che fa la storia, no?
DE GREGORI: Sì, adesso non possiamo annoiare gli ascoltatori
con Alleanza Democratica. Credo che comunque ci sia bisogno in Italia di una
proposta politica nuova che scavalchi un po’ quello che è stato il vecchio
armamentario dei partiti e credo che ci sia spazio per una sinistra rinnovabile
in questo senso. Alleanza Democratica è stata un po’ una scommessa, materiale
molto flessibile, liquido, friabile. In questo momento mi piace di meno di
quando io sono andato a cantare per loro, c’è molta confusione ma, come diceva
il nostro Presidente, la situazione potrebbe essere eccellente proprio per
questo. Tu dici “Non mi va Alleanza in quanto pochi aderiscono”. Benissimo,
allora bisognerebbe invece portare acqua, modificare, partecipare .. come
diceva Gaber: “la libertà è partecipazione”. Se uno rimane lì a fare dei
giochini linguistici sì, certo, possiamo fare un partito di giornalisti o un
partito di cantanti.
SIMONETTA: Gabriele, vorrei una recensione parlata su
questo disco di Francesco de Gregori.
FERRARIS: Oh! Questa
non l’avevo preparata!
DE GREGORI: La faccio io? E’ bellissimo!
FERRARIS: Sarebbe interessante da parte di Francesco… credo
che sarebbe un buon critico musicale perché ha spesso delle illuminazioni che
molti giornalisti non hanno. E poi leggendo, quando lui scrive, mi rendo conto
che sarebbe stato anche un ottimo giornalista professionista, e non soltanto
estemporaneo come ha sempre fatto.
DE GREGORI: C’è sempre tempo, c’è sempre tempo.
SIMONETTA: Io mi auguro che non succeda, ma visto che è
successo due volte nel corso della carriera di Francesco De Gregori, due volte
in cui lui ha deciso: “cambio mestiere”, casomai dovesse succedere (speriamo di
no) lo ritroveremmo in qualche testata giornalistica.
FERRARIS: A La Stampa sarebbe un posto perfetto.
SIMONETTA: Ferraris cosa fa? Si metterebbe a cantare?
FERRARIS: Non sarebbe una bella notizia per gli ascoltatori.
DE GREGORI: Bella domanda! Bella domanda. Soprattutto la
domanda è “Ferraris può cantare?”.
SIMONETTA: Chissà. A questa non ci sarà risposta per
quest’anno. Forse l’anno prossimo.
DE GREGORI: Comunque io volevo ringraziarti Gabriele.
Veramente. E’ stato un piacere chiacchierare con te. Ringrazio anche Simonetta.
Da quanti decenni mi sopporti?
SIMONETTA: Ma no,
pochi decenni, siamo giovani. Grazie ad entrambi, Gabriele Ferraris de La
Stampa e Francesco De Gregori.
DE GREGORI: Vado a
lavorare.
SIMONETTA: Ti raggiungiamo stasera al Palaeur. Ciao
Francesco, grazie.
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