RADIO
SUBASIO
Aprile 1999
ERMANNO: Contraddistinto dall’odore del sigaro
che porta sempre dietro, è arrivato Francesco De Gregori. Benvenuto!
DE GREGORI: Grazie.
ERMANNO: Salve, come
va?
DE GREGORI: Bene, bene.
DE GREGORI: Bè, sono di
casa anche perché abito qui vicino, quindi….
ERMANNO: Quindi questo
è l’unico motivo per cui ci fa visita qui?
DE GREGORI: No, no, anche per l’amore che porto per la radio
in genere e a Radio Subasio.
ERMANNO: Allora, c’è quest’album che è ancora in voga, un
album che sta viaggiando, Non inspiegabilmente, però sta viaggiando molto bene,
forse al di là delle sue più rosee previsioni.
DE GREGORI: Non è che
si facciano delle previsioni quando uno fa un disco; si augura chiaramente che
venda, che vada bene, che la gente lo apprezzi. Si cerca di non mettere il
carro davanti ai buoi. Comunque sì, per essere un disco dal vivo, è un disco
che mi ha dato parecchie soddisfazioni.
ERMANNO: Cosa le è
successo dall’ultimo concerto di Capodanno, che ha avuto questa….
DE GREGORI: Quello è
stato l’ultimo concerto che ho fatto e quindi lo ricordo con un po’ di
nostalgia.
ERMANNO: Quindi si
è riposato.
DE GREGORI: Mi sto
riposando. E anche troppo. Mi piacerebbe ricominciare ad andare un po’ in giro
però adesso credo che io e anche il
pubblico abbiamo bisogno di riposo.
DE GREGORI: Sto già in
vacanza. Questa è una specie di vacanza.
ERMANNO: Una
domanda che io avrei sempre voluto farle, poi l’occasione non c’è mai stata.
Guardando le sue canzoni, anche quelle di vent’anni fa, quelle più vecchie, c’è
questa… c’è bisogno, per scrivere una canzone di De Gregori, di una dose
massiccia di fantasia, o no? Da dove nascono le sue canzoni? Sì, c’è molta
realtà, però….
DE GREGORI: La fantasia
è un ingrediente fondamentale di ogni creazione, no? Qualsiasi tipo di arte, se
non c’è la fantasia dietro……. più che la fantasia ci vuole, secondo me,
mancanza di pudore per scrivere delle canzoni, come anche per fare un quadro,
ecco. Si tratta un po’ di scoprirsi, di raccontare se stessi, no? La fantasia
ce l’abbiamo tutti, la mancanza di pudore è una cosa che invece… forse è un
privilegio. Comunque è una cosa che uno deve coltivare con disciplina, perché
io non avrei sempre voglia di raccontare gli affari miei, però spesso nelle mie
canzoni lo faccio.
DE GREGORI: Mah… questa
è una vecchia diceria, non mi sembra di essere antipatico.
ERMANNO: E’ vero,
comunque, che non c’è un’intervista di De Gregori in ogni settimanale che fa un
milione di copie….
DE GREGORI: Questo non
vuol dire essere antipatici, vuol dire non avere troppa voglia di svendere se stessi…..
ERMANNO: Sì,
voglio dire: viene cinque volte a Radio Subasio che ha tre-quattro milioni di
radioascoltatori e questo ci riempie di orgoglio e di gioia. Poi, magari,
snobba altre tirature, altre cose importanti…
DE GREGORI: No, è
perché mi piace di più la radio che non i giornali, perché c’è una mediazione
in più nei giornali che è il giornalista. Il giornalista spesso ti fa dire
delle cose che tu non hai detto, non perché vuole fartele dire ma perché
deforma un po’ le cose. Invece la radio … sto parlando, si sente esattamente
quello che dico, tutte le stupidaggini o tutte le cose insensate che
eventualmente posso dire. Quindi mi piace di più parlare col pubblico
attraverso il microfono, anche perché il mio lavoro si svolge attraverso un
microfono, quindi…Non dico che è come se stessi cantando, però ci somiglia un
po’.
ERMANNO: Da quando
era un ragazzo che giocava a ramino e fischiava alle donne a oggi cos’è
cambiato, cos’è successo? Chiaramente ci vorrebbe un libro!
DE GREGORI: Bè, quello
che è successo a tutti qando si passa dai vent’anni ai quaranta.
DE GREGORI: Mi sento
l’età che ho, che è un’età di mezzo. Vorrei rispondere con una banalità: che mi
sento più vecchio di allora e mi sento più giovane di quello che sarò. Certo,
se mi paragono a Ermanno mi sento molto più giovane. Sto scherzando. Certo,
quando ero giovane non mi rendevo conto dell’età che avevo e nemmeno adesso mi
rendo conto dell’età che ho.
DE GREGORI: Bè, non
quello dell’età, non in maniera prioritaria. Poi te lo ricordano gli altri: il
medico, il barbiere….
ERMANNO: Che
effetto le fa avere tra i suoi fans i quindicenni, i sedicenni, i ventenni,
gente che l’ha scoperta anche tardi. Per esempio il mio caso, io l’ho scoperta
molto tardi, forse perché il suo non curare l’immagine fa sì che certe cose non
arrivino …
DE GREGORI: Mi fa
piacere avere un pubblico. Un pubblico comunque. Un pubblico giovane in questo
mestiere vuole dire avere la garanzia che quello che fai viene ancora
ascoltato, perché chi compra musica, di solito, ha quell’età lì: dai 15 ai
20-22 anni. Quindi se non ci fosse questa fascia di età fra la gente che compra
i miei dischi (o che sente le mie canzoni) io sarei uno tagliato fuori dal
mercato. Potrei forse andare in teatro a fare concerti per la gente della mia
età ma non mi piacerebbe più di tanto.
ERMANNO: Crede di
più nella dimensione Live, nel contatto che le dà un giovane, quindi sente di
più di poter…?
DE GREGORI: Sì, io
sicuramente mi diverto di più quando vado in giro a suonare con il gruppo. Fare
un disco è anche interessante però è un lavoro che richiede molta disciplina,
richiede anche una certa freddezza. E poi tutte le volte che faccio un disco
dopo un mese vorrei già cambiare certe cose. Invece se fai un concerto, la sera
dopo ne fai un altro e quindi le cose che vuoi cambiare le puoi cambiare.
DE GREGORI: Non credo
prima di un anno.
ERMANNO: Cos’è che
la ispira principalmente? Se c’è qualcosa che la ispira. O lei si mette a
tavolino e dice “adesso scrivo!”? Non credo.
DE GREGORI: No, non mi
metto a tavolino. Mi ispira un po’, lo dicevo prima, la mia vita e quello che
mi succede. Comunque mi metto anche a tavolino, non è vero che l’ispirazione ti
colga in un momento .. mentre magari stai viaggiando in treno e scrivi una
canzone così, no. Magari ti viene un’idea mentre stai viaggiando, però poi ti
devi mettere al pianoforte, se non al tavolino.
ERMANNO: Certo,
dosi massicce di realtà. Io ricordo la mia esperienza quando uscì “Bambini
venite parvulos”. Non si capì molto, lì per lì, cosa voleva dire. Poi uscì
Tangentopoli quache anno dopo e allora dissi “Ma allora De Gregori è stato
profetico in questo caso”.
ERMANNO: Ecco, era
facile prevedere.
DE GREGORI: Diciamo che
forse un artista, spesso, può decifrare la realtà contemporanea con più
lucidità di un giornalista o di un politico, proprio perché essendo svincolato,
essendo libero, riesce a guardare la contemporaneità con maggiore attenzione,
con maggiore lucidità. E questo può sembrare, a volte, di avere un
comportamento profetico. In realtà no, non credo ancora di essere diventato un
profeta.
ERMANNO: Va bene,
la liquido e la lascio alle sue amicizie e a questo grosso incontro che c’è qui
in radio, coi suoi fans che verranno a trovarla, credo che ci sia qualcuno di
sopra ad attenderla…Io so che lei non firma molti autografi …
ERMANNO:
Ascoltiamo una canzone che non è una canzone tra le più importanti, che è
Atlantide, ecco il motivo che lei mi ha lasciato scegliere….
DE GREGORI: Per me,
comunque, sono tutte importanti. Questa è particolare, è una canzone che amo
molto, una canzone che non ha avuto un grande successo. Spesso le canzoni che
non hanno avuto successo sono quelle che uno ama di più.
ERMANNO: Se questo
può consolarla, qualcuno l’altro giorno disse “cos’è questa canzone cosi bella?
Ditemi il titolo che me la vado a prendere!”.
DE GREGORI: Va bene.
Grazie, allora.
ERMANNO: A presto.
E aspettiamo un nuovo album.
DE GREGORI: Speriamo
presto. Arrivederci.