RADIO CAPITAL
13 Dicembre 2003
con Mary Cacciola
Il nuovo album si chiama Mix e comprende i
migliori brani, live e in studio, del cantautore romano, che esordisce con una
dedica: "L'ho scritta per te", ma poi presenta un'irriconoscibile
versione di "A chi"di Fausto Leali... Di questo disco e di altro,
Francesco De Gregori ha parlato con la nostra Mary Cacciola
CACCIOLA: E’ uscito da un paio di settimane
‘Mix’, un’antologia un po’ bizzarra perché è, appunto, un ‘Mix’ di pezzi di
studio e pezzi dal vivo…
FDG: Sì, sono due dischi insieme, è proprio un
‘mischio’ di tutto il mio lavoro che comprende registrazioni in studio ormai
acquisite e, cosa che forse a me sta più a cuore, una serie di registrazioni
dal vivo fatte questa estate, quindi molto più vicine al mio modo di suonare e
cantare adesso e dunque la parte che a me, come autore, piace di più. Nel disco
A, dove si trovano i pezzi di studio, ci sono canzoni che ho dovuto risentire
un po’ per forza, perché non le sentivo da tantissimi anni… come ‘Il canto
delle sirene’, ‘I matti’, ‘Viaggi e miraggi’… e ho avuto anche delle belle
sorprese, nel senso che ho detto:”però, ancora mi piace”.
CACCIOLA: Come mai non le ascoltavi da tanto
tempo?
FDG: Perché io non riascolto mai i dischi
vecchi, mi capita molto raramente…
CACCIOLA: Ti fa un brutto effetto?
FDG: Ho paura che possa farmelo! Poi, invece,
questa verifica mi ha fatto un effetto gradevole. Qualche canzone di più,
qualche canzone di meno, diciamo la verità, però la maggior parte mi è piaciuta.
E’ chiaro che le canzoni continuano a essere vive dentro di me e quindi
preferisco quello che faccio dal vivo oggi.
CACCIOLA: Tu cambi spesso le tue canzoni, è
sempre un ‘work–in–progress’…
FDG: Sì, proprio perché quando mi metto a fare
le prove per i concerti non è che comincio sentendo il disco: parto da quella
che è la canzone nella mia memoria e la comincio a suonare. L’unica cosa che
prendo è una fotocopia del testo perché magari non mi ricordo le parole! Quindi
arrivo con questo foglietto e comincio a suonare senza considerare la versione
originale. Sarebbe anche faticosissimo per me rifare le canzoni vecchie con gli
stessi suoni di allora, sarebbe innaturale e quindi non lo faccio.
CACCIOLA: Tu giri parecchio, hai un’intensa
attività live: ti piace di più che dare forma alle canzoni in studio?
FDG: Sono due cose diverse. E’ molto bello il
momento in cui una canzone che hai appena scritto prende forma sonora. E’
emozionante, ma è anche preoccupante l’idea di doverla congelare in uno status
‘ufficiale’. Questo aspetto mi rende il lavoro in studio più faticoso di quello
dal vivo, che invece è fatto di ‘canzoni scritte sull’acqua’, come direbbe
qualcuno. Le canti la sera e poi, quando hai finito, non esistono più. La sera
dopo ricominci da capo e la canti in un altro modo. Preferisco sicuramente il
lavoro dal vivo, è più divertente, hai un rapporto più diretto con gli altri
musicisti e con il pubblico, senza le mediazioni che ha una sala d’incisione
dove spesso uno si lascia prendere dalla tentazione di sovrapporre uno strumento
in maniera meccanica, di rifare un basso… insomma, di rimetterci le mani per
cercare la perfezione. La perfezione non è tutto, anzi, non dovrebbe essere la
prima esigenza di una buona registrazione. Prima c’è altro, l’istinto, il
calore… altre cose
CACCIOLA: Come hai scelto le canzoni da
mettere nel disco?
FDG: Ho scelto quelle che mi piacevano di più,
considerando anche quello che il pubblico avrebbe ritrovato con piacere. Ad
esempio, ‘La donna cannone’…
CACCIOLA: Che tu hai definito una canzone
‘ingombrante’…
FDG: Come tutte quelle che hanno avuto molto
successo. Perché molta gente ti etichetta come quello che ha scritto ‘La donna
cannone’, o ‘Rimmel’… io ho la pretesa di aver scritto di tutto e di più!
Sicuramente anche alcune meno belle, ma mi sento rappresentato da tutte le mie
canzoni. Dovendo scegliere le canzoni per questo disco, che non vuole essere un
bilancio della mia vita ma sicuramente ne è un riassunto, mi sembrava giusto
mettercele. E sono anche contento di averci potuto mettere, grazie alla mia ex
casa discografica, ‘La donna cannone’, appunto, e ‘Pablo’.
CACCIOLA: Il disco A si apre con una dedica:
“Questa l’ho scritta per te”. E poi, parte ‘A chi”…
FDG: Questo è un lapsus di jam-session: eravamo
un sacco di persone, non solo musicisti, perché eravamo a casa mia, e c’era
anche mia moglie vicino, quindi, prima di attaccare la canzone, ho fatto ‘lo
splendido’ dicendo che l’avevo scritta io per lei. In realtà è una canzone
americana, che si intitola ‘Hurt’, che in Italia è stata resa famosissima da
Fausto Leali che ne fece una versione straordinaria una ventina di anni fa.
CACCIOLA: Tra le sorprese di questo disco, c’è
anche ‘Ti leggo nel pensiero’ di Ron, quasi irriconoscibile…
FDG: E’ normale che sia così perché ogni
interprete piega la canzone a seconda del suo gusto, dei musicisti che ha sottomano
in quel momento. Non c’è nessuna competizione, ed è una canzone che avrei
potuto scrivere per me. Non è che a Ron gli ho dato gli scarti di magazzino! La
stessa cosa era successa con ’La valigia dell’attore’, che avevo scritto
apposta per Alessando Haber, e che poi mi sono ripreso per rifarla a modo mio.
CACCIOLA: Ci sono anche due cover di Bob
Dylan: ‘Non dirle che non è così’ e ‘Come il giorno’. Tu sei un grande
ammiratore di Bob Dylan e mi hai fatto venire in mente il libro di Nick Hornby
’31 canzoni’, in cui c’è un capitolo dedicato a Bob Dylan in cui dice che anche
se lui ha un sacco di suoi dischi non si definisce un fan di Dylan: dice che
‘lo ammira’, perché sennò i veri fan si arrabbiano. Cosa deve avere un fan di
Dylan per definirsi tale?
FDG: Non so nemmeno io in che categoria
mettermi, se con Hornby – come fan ‘laico’ – o fan ‘ortodosso’. Lui ha un
pubblico molto composito ma più adulto del mio, ci sono cinquantenni come me ma
anche più grandi, tutti vestiti un po’ ‘dylaniati’ (non è mia questa definizione)
e stanno sotto il palco per due ore, cantando tutto e seguendolo su territori
sonori impossibili, diversi da quelli delle versioni registrate in studio. E
quelli forse sono i veri ‘dylaniati’. Io sto un po’ in mezzo.
CACCIOLA: Qualche tempo fa, Antonello Venditti
ci ha raccontato com’è nata la canzone che avete cantato insieme nel suo nuovo
disco. Una canzone nata a rate, anche perché tu nel frattempo sei andato in
tour con Ron, Fiorella Mannoia e Pino Daniele e lui si è un po’ ingelosito…
FDG: Sì, lui mi ha dato questo nastro con la
musica e io, con molta calma, ho scritto il testo. E’ vero che lui, un po’
‘ingelosito’, ha pensato che io, preso dal vortice del tour, mi sia scordato di
lui, cosa non vera. Quindi, finita la tournée, sono andato da lui e gli ho
detto che avevo fatto il testo e che potevamo andare in studio. Lui aveva
sempre da fare, finché alla fine sono arrivato in studio con il mio foglietto,
un po’ emozionato, e alla fine mi ha detto che gli piaceva. Sapevo che aveva
scritto un altro testo, ma sapevo anche che il mio era meglio! Quindi, quando
lui mi ha detto che gli piaceva, gli ho detto ‘Però la cantiamo insieme’. Ho
voluto cantarla con lui anche perché il primo verso dice: “Sono Antonello e
questo è mio fratello’, e lo canto io, e mi piaceva l’idea di iniziare così,
con questa cosa strana, questo gioco.
CACCIOLA: Antonello ci ha anche detto che non
è vera la storia che per anni non vi siete più sentiti…
FDG: Ci sono stati periodi in cui ci siamo
visti poco, ma è una cosa normale, in ogni amicizia è così. Ci sono stati
periodi in cui lui ha fatto dischi che a me non piacevano e viceversa, credo,
ma non c’è mai stata una frattura, uno scontro…
CACCIOLA: Negli ultimi anni molte tue canzoni
sono state cantate in manifestazioni di piazza, da ‘La storia’ a ‘Viva
l’Italia’, ultimamente ‘Il cuoco di Salò’. Ti fa piacere o no?
FDG: Mi fa piacere perché vuol dire che le mie
canzoni sono sul piatto della comunicazione di oggi, fanno cultura e sono
rappresentative di questo tempo. C’è a volte un uso distorto, ma non posso
controllarlo. Certo, in casi estremi uno prende carta e penna e manda una
lettera dell’avvocato. E’ successo che, a suo tempo, volessero usare ‘Viva
l’Italia’ per gli spot elettorali del PSI di Craxi e quella era
un’utilizzazione illegittima e io intervenni: senza mettere in mezzo gli
avvocati, feci sapere che non mi piaceva e li pregai di non usarla. Se non
sbaglio, anche l’MSI voleva usare la stessa canzone e quella volta lì feci
scrivere una lettera dall’avvocato! Però, a parte queste cose troppo deformanti
per la canzone, sono contento. Il brutto è quando le tue canzoni non le usa
nessuno!
CACCIOLA: Mix è anche un DVD, con immagini di
tue esibizioni dal vivo. Com’è stato girato?
FDG: Come un’istantanea, non mi sono neanche
accorto delle telecamere. Anzi, in realtà era una persona con una sola
telecamera, un mio amico che non mi dava alcun fastidio. E questo è l’unico
tipo di comunicazione visiva che accetto e che non mi dà fastidio. Non mi va di
mettermi in posa, nemmeno nelle fotografie. Ogni tanto qualcuno mi dice che
dovrei farmi fare un servizio fotografico perché le ultime foto che ho sono
dell’87, e allora dico: “Quando canto mi potete fotografare, ma l’idea di
mettermi in posa apposta… non ce la faccio proprio.” Quindi il Dvd risponde a
questa logica dell’istantanea, ne ha tutti i pregi e tutti i difetti.
CACCIOLA: Qualche settimana fa, Radio Capital
ha intervistato il tuo amico, l’allenatore della Roma Fabio Capello, che ogni
volta parla benissimo di te, sceglie canzoni tue… Ma, in particolare, ha detto:
“Sta per scattare la gara dell’olio… Chiedete a lui cosa vuol dire!” Che vuol
dire? Siete produttori d’olio…
FDG: E’ una cosa segretissima e molto riservata
che non possiamo affidare ai microfoni! E’ una gara fra eletti e non posso
nemmeno dire i nomi dei partecipanti… Non posso dire niente… E’ una cosa
‘carbonara’, una delle poche ‘logge massoniche’ oneste d’Italia!