DE GREGORI
GENERALE |
Generale,
dietro la collina, |
NATALE |
C'è
la luna sui tetti c'è la notte per strada. Le ragazze ritornano in Tram. Ci scommetto che nevica, tra due giorni è Natale, ci scommetto dal freddo che fa. E da dietro a una porta sento uno che sale. Ma si ferma due piani più giù, è un peccato davvero, ma io già lo sapevo, che comunque non potevi esser tu. E tu scrivimi, scrivimi se ti viene la voglia. E raccontami quello che fai. Se cammini nel mattino e ti addormenti la sera. E se dormi, che dormi? E che sogni che fai. E tu scrivimi, scrivimi per il bene che conti. Per i conti che non tornano mai Se ti scappa un sorriso e ti si ferma sul viso quell'allegra tristezza che c'hai. Qui la gente va veloce ed il tempo passa piano. Come un treno dentro a una galleria. tra due giorni è Natale, non va bene e non va male, buonanotte, torna presto e cosi sia. E tu scrivimi, scrivimi se ti torna la voglia, e raccontami quello che fai. Se cammini nel mattino e ti addormenti alla sera e se dormi che dormi e che sogni che fai. |
L'IMPICCATO |
C'è
la luna sui tetti c'è la notte per strada. Le ragazze ritornano in Tram. Ci scommetto che nevica, tra due giorni è Natale, ci scommetto dal freddo che fa. E da dietro a una porta sento uno che sale. Ma si ferma due piani più giù, è un peccato davvero, ma io già lo sapevo, che comunque non potevi esser tu. E tu scrivimi, scrivimi se ti viene la voglia. E raccontami quello che fai. Se cammini nel mattino e ti addormenti la sera. E se dormi, che dormi? E che sogni che fai. E tu scrivimi, scrivimi per il bene che conti. Per i conti che non tornano mai Se ti scappa un sorriso e ti si ferma sul viso quell'allegra tristezza che c'hai. Qui la gente va veloce ed il tempo passa piano. Come un treno dentro a una galleria. tra due giorni è Natale, non va bene e non va male, buonanotte, torna presto e cosi sia. E tu scrivimi, scrivimi se ti torna la voglia, e raccontami quello che fai. Se cammini nel mattino e ti addormenti alla sera e se dormi che dormi e che sogni che fai. |
BABBO IN PRIGIONE |
Stella guarda la
luna, la luna guarda Stella. La notte è bella è bella e profumata di aranciata e di menta. Stella è contenta, che babbo se ne è andato. Che babbo è via lontano. E mamma lava i piatti e canta piano. |
RENOIR |
Gli
aerei stanno al cielo, come le navi al mare. Come il sole all'orizzonte la sera, com'è vero che non voglio tornare. A una stanza vuota e tranquilla, dove aspetto un amore lontano. E mi pettino i pensieri, col bicchiere nella mano. Chi di voi l'ha vista partire, dica pure che stracciona era. Quanto vento aveva nei capelli, se rideva o se piangeva. La mattina che prese il treno era seduta accanto al finestrino. Vide passare l'Italia i suoi piedi, giocando a carte col suo destino. Ora i tempi si sa che cambiano, passano e tornano tristezza e amori. Da qualche parte c'è una casa più calda, sicuramente esiste un uomo migliore. Io nel frattempo ho scritto altre canzoni, di lei parlano raramente, ma non è vero che io l'abbia perduta, dimenticata, come dice la gente |
IL '56 |
A
guardare nei ricordi sembra ancora ieri, che salivo su una sedia per guardare i treni. Da dietro a una finestra un cortile grande un bambino, un bambino. Mio fratello che studiava lingua misteriose, in ginocchio su una sedia coi capelli corti. Eravamo forse solo nel '56, un bambino, un bambino. E tutto mi sembrava andasse bene, e tutto mi sembrava andasse bene. Tra me e le mie parole, tra me e le mie parole, e la mia anima. Il Natale allora si, che era una festa vera, cominciavo ad aspettarlo quattro mesi prima, i regali mi duravano una settimana, un bambino, un bambino. Mi ricordo le fotografie dei carri armati, io passavo i pomeriggi a ritagliarle, a incollarle sopra pezzi di cartone, un bambino, un bambino. E tutto mi sembrava andasse bene, e tutto mi sembrava andasse bene. Tra me e le mie parole, tra me e le mie parole, e la mia anima. |
LA CAMPANA |
La
campana ha suonato tutto il giorno, laddove i cani hanno abbaiato. Io ho pianto lacrime fino all'osso, lacrime e tosse sul selciato. Incollato sull'asfalto della strada, mai stato così lontano dalla dolcezza a cui tutti hanno diritto. Io con un fascio di giornali in mano, e con un fascio di giornali in mano pensavo si può anche morire di dolore. I miei amici, lo sai, sono tutti schedati. I miei amici, lo sai, sono tutti in galera. E avevo in testa una fontana, una pioggia sottile di pensieri cattivi. Mentre la gente seduta al tavolino, conta il tempo con gli aperitivi. E io inchiodato sulla strada pensavo, ma tutto questo deve pure finire. E camminavo come un uomo tranquillo, e sotto questo grande cielo azzurro, finalmente mi sentivo un uomo solo. I miei amici, lo sai, sono tutti schedati. I miei amici, lo sai, sono tutti in galera, sono tutti segnati, sono tutti fregati, sono tutti schedati. |
RAGGIO DI SOLE |
Benvenuto, raggio di sole, a
questa terra di terra e sassi dove
nessuno ti vuole male. avrai
matite per giocare, a
questo cielo sereno, unica
al mondo per dove può andare, che
si siede dolcemente, |
DUE ZINGARI |
Ecco
stasera mi piace così, con queste stelle appiccicate al cielo. La lama del coltello nascosta nello stivale, il tuo sorriso, trentadue perle. Cosi disse il ragazzo, nella mia vita non ho mai avuto fame e non ricordo sete di acqua o di vino. Ho sempre corse libero, felice come un cane. Tra la campagna e la periferia e chissà da dove venivano i miei dalla Sicilia o dall'Ungheria. Avevano occhi veloci come il vento, leggevano la musica, leggevano la musica nel firmamento. Rispose la ragazza: ho tredici anni, trenta due perle nella notte. E se potessi ti sposerei per avere dei figli con le scarpe rotte. Girerebbero questa ed altre città questa ed altre città a costruire giostre e a vagabondare ma adesso è tardi, anche per chiacchierare. E due zingari stavano appoggiati alla notte forse mano nella mano e si tenevano negli occhi. Aspettavano il sole del giorno dopo, senza guardare niente. Sull'autostrada accanto al campo, le macchine passano velocemente. E gli autotreni mangiano chilometri, sicuramente vanno molto lontano. Gli autisti si fermano e poi ripartono, dicono: c'è nebbia, bisogna andare piano. Si lasciano dietro, si la sciano dietro un sogno metropolitano. |
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